KIU - MICHELE PETRELLI | Contemporary Artworks

KIU

Tavola n°1 - Kiu

Kiu vuole diventare un' artista. Dice che l'arte l'aiuterà ad osservare il mondo. Porta sempre con sé un blocchetto di schizzi ed una matita grassa. Non cancella mai niente. Non concepisce la gomma. Una volta mi disse che ogni segno quando prende vita non si può cancellare. Kiu prende la metro per andare al Liceo Artistico. Le piace disegnare quello che vede sui volti della gente. Sulla sua linea sono quasi sempre li stessi alle sette di mattina. C'è una mamma infreddolita che porta un bambina con le trecce lunghissime a scuola; C'è il signor 007, sempre elegantissimo, con la 24 ore, la barba fatta ogni mattina; c'è una coppietta di innamorati sulla quale Kiu si è soffermata tante volte per la loro dolcezza nello scambiarsi effusioni. A volte Kiu disegna delle sequenze in cui le scene descrivono perfettamente ciò che è accaduto. Lei si limita ad osservare e a riportare ciò che vede sulla carta. Dice che è una specie di macchinetta fotografica istantanea. Senza un'anima ed un cervello. E' talmente concentrata su quello che disegna che nessuno la nota né le rivolge la parola. Nel momento in cui disegna Kiu forse sparisce. E' un pò quello che succede alla gente che non pensa a nulla. I due che salirono sulla metro quella mattina sicuramente pensavano a qualcosa...

Tutti si girarono a guardarli. Ancor prima di aver oltrepassato gli scorrevoli, avevano conquistato l'attenzione di tutti. Kiu si affrettò a disegnarli facendo prima una linea che li inscriveva perfettamente. Poi accennò le due fronti basse e fece molto scuro nella zona delle sopracciglia e degli occhi. Emergevano il bianco delle cornee e una piccolissima pupilla quasi inesistente. Con spavento constatò che si trattava della pupilla della malvagità. E' piccola come un mirino sul fucile di un cecchino. Chi la possiede esclude dalla sua vista tutto ciò che è superfluo e si concentra su un unico obiettivo. La pupilla della malvagità focalizza solo un dato. Il resto è insignificante. Non calcola esattamente gli spazi. I due si facevano infatti largo a spallate contro tutto: i sedili, le maniglie di ferro, le braccia della gente che sporgevano sul loro cammino. Travolgevano ogni cosa. Qualcuno si lamentava, ma poi guardandoli bene nel loro camminare determinato taceva immediatamente.
Si faceva forte un contrasto di posizioni: da un lato la presenza così evidente delle due figure avanzanti, dall'altro la quasi assenza fisica di Kiù osservatrice. Tuttavia era Kiù ad essere presente come nessun altro sulla metro, perché osservava e disegnava tutta la realtà che gli si stava presentando, mentre i due uomini animavano una gran confusione di sguardi, in quanto agivano scontrandosi con la realtà degli altri senza minimamente considerarla. Immagino Kiù come una pupilla grande quanto la metro. I due uomini sono piccoli ed agiscono al cospetto di Kiù. Kiù è l'occhio di Dio che guarda gli uomini.
Mamma infreddolita:- Sì quella mattina anche io e mia figlia eravamo sulla metro. Lo prendiamo sempre da quando mi hanno rubato la seicento. E poi a mia figlia Carla piace vedere gente prima di andarsi a rinchiudere in quella classe di sfaticati. Vidi quei due uomini salire ed ebbi subito l'impulso di prendere Carla e farla sedere sulle mie gambe. Non mi fecero una buona impressione dal primo momento.-
La bambina con le trecce:- Erano grandi come due orchi. Gli orchi sono quelli delle favole che mangiano i bambini. Ma io per fortuna sono grande. Ho nove anni. Loro avevano la bocca enorme e avrebbero potuto mangiare me e la mia mamma insieme in un sol boccone.-
Agente 007:- lavoro dall'altro capo della città e abito in periferia. Meno male che c'è la metro, altrimenti con la macchina arriverei ogni giorno in ritardo con tutto il traffico che c'è a qualsiasi ora del giorno e della notte. Nella valigetta porto una camicia di ricambio. C'è sempre qualcuno che ti versa qualcosa addosso. Una camicia di ricambio è il minimo. Ce ne vorrebbero due per stare tranquilli. Quando quegli uomini salirono sulla metro capii che quel giorno avrei sfruttato la mia seconda camicia. Pensai che mi avrebbero malmenato anche se solo gli avessi guardati un pò di più. Immaginavo di cadere a terra e sporcarmi anche i pantaloni. Ma le macchie di sangue erano quelle che mi preoccupavano veramente.-
Coppia di fidanzatini
Karl:- Ho solo 15 anni. Per la patente ne occorrono 16. L'anno prossimo la prenderò e la metro diventerà un brutto ricordo. Userò l'auto di mio fratello. La so guidare già, ma mi manca la dimestichezza con la segnaletica. Onestamente mi sono reso conto di quei due solo quando sono passati alle mie spalle. Ho sentito muoversi l'aria. Io ero lì con Nina e ci...Bèh… In quel momento ci stavamo baciando. Ho visto il loro riflesso negli occhiali da sole di Nina. Non avrei mai voluto che cercassero me sulla metro.
Nina:- Ecco appunto...Ci stavamo baciando. Io guardavo il mio Karl. Lui si è spostato un attimo ed ho visto i due tipi da eclisse. Avanzavano come se dovessero rompere le ossa a qualcuno. Se avessero toccato Karl o me, li avrei fatti a fette con le unghia quegli scimmioni.

Sono salito stamattina su questa metro. Non mi ha notato nessuno. Come sempre. Non c'è bisogno di arrivare a non pensare a nulla per non essere notati da nessuno. Quando si è insignificanti non ti notano a prescindere. Vivo da solo da quando avevo diciotto anni. Le uniche cose che riesco a dire in questa città sono: Grazie, prego, è permesso? quanto pago? Con queste poche parole oggi un uomo può sopravvivere per tutta la vita. Oggi è il mio giorno fortunato. Finalmente mi trovo seduto vicino a quella ragazza. E'molto carina. Sicuramente è un artista. Non fa che disegnare. Sono molti giorni che aspetto questa occasione. Sono molti giorni che aspetto un angelo. Ed ecco che si presenta così per caso un posto vuoto vicino al mio e lei sempre per caso si siede vicino a me. Troppi giorni. Troppi casi. Per alcuni potrà passare inosservato ma per me no di certo. Stavolta non perdo un secondo. Le chiedo come si chiama e le dico che sono giorni che cerco di farmi avanti.
Lei mi sorride. Kiù. Mi dice che si chiama Kiù!
Ma mentre va avanti questo idillio mi dimentico completamente della borsa che ho vicino alle mie gambe. E' un gesto incondizionato. Sono quei movimenti nevrotici dettati dalla psiche o dall'anima per chi la vuol chiamare così. La borsa nera non mi interessa più in quel momento e le do un calcio. Si apre e cade fuori la bomba che ho preparato a casa. Accidenti! Non si può cancellare nulla in questa vita, non potendola confrontare con altre. Abbiamo solo una possibilità. Una sola. Così faccio l'unica cosa che va fatta. Mi alzo di scatto verso la bomba. Sento prima due spari e poi un freddo pungente nello stomaco e nel petto. Due grossi uomini corrono verso di me con due specie di cannoni, facendosi largo tra la gente. Sono gli uomini disegnati da Kiu. Devo solo staccare il cavo blu ed è fatta.
Passano pochi secondi. Sono bloccato a terra. C'è un mare di sangue. E' il mio. Kiu! Mi ha detto il suo nome! Oggi è stato un giorno fortunato.
Ho il filo blu tra le dita ma mi sembra di sollevare tonnellate. Per Dio! Mi ci vuole solo un pò di forza. Se quei due scimmioni smettessero di continuare a crivellarmi di colpi! Sento una fitta tremenda. Per me è la fine. Ce l'ho fatta. Addio Kiù.

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